Cosa sono veramente i mandala? Lo sai che si leggerebbe con l’accento sulla prima “a” (màndala), anche se io stessa non lo faccio mai perché mi sembra un insulto?
Mandala è una parola molto di moda, e giustamente la associamo alla spiritualità orientale, ma in realtà le forme che usiamo oggi sono molto più vicine alle nostre tradizioni. In questo articolo ti racconto perché.
I mandala orientali
Màndala (che, come ti ho già anticipato, si leggerebbe con faccento sulla prima “a”) è una parola che deriva dal sanscrito, una lingua indiana che ha origine 3500 anni fa. Significa “cerchio”, anche nel senso di qualcosa di completo, un intero universo.
I mandala sono forme simboliche, fatte per lo più di cerchi e quadrati con il centro in comune, che rappresentano l’universo e le interazioni fra le forze cosmiche. Alcuni riproducono la forma di un palazzo con le mura quadrate e quattro porte, una per ogni lato. Di solito ci sono tre cerchie di mura, a proteggere l’io che sta all’interno, e quattro porte che si aprono verso i punti cardinali, perché l’io rafforzato possa tornare nel mondo.
La maggior parte del mandala sono disegnati o dipinti partendo dall’esterno verso l’interno, seguendo regole antiche che prevedono talvolta meditazioni o canti rituali. L’artista viene così aiutato a concentrarsi e fare proprie le virtù che porterà sulla carta.
In alcune culture (ma non in tutte) vengono costruiti con materiali di breve durata, come sabbie colorate.
Il mandala del kit “Equilibrio” prende spunto proprio da queste rappresentazioni orientali. Per me è bello vedere che parla a molte persone, che ne riconoscono l’origine spirituale e lo scelgono per sé.
I modelli occidentali: rosoni e pavimenti cosmateschi
I motivi ripetuti lungo una forma circolare sono molto comuni nell’arte occidentale. Credo che ognuno di noi ne abbia presenti numerosi esempi: i mosaici romani, i pavimenti cosmateschi delle chiese paleocristiane o i rosoni medievali come quello nella foto in alto.
I motivi si possono inserire nel cerchio in due maniere: o dividendo la circonferenza in tanti angoli uguali, come si vede al centro del rosone (e nei miei kit), oppure accostando tante forme uguali fino a coprirla.
Il primo metodo dà luogo a un numero di suddivisioni multiple di 2, 3 e 5, perché sono le uniche che si possono ottenere semplicemente con riga e compasso, mentre nel secondo caso le ripetizioni non sono prevedibili a priori. Probabilmente quello che interessava ai costruttori non era tanto il numero dei settori in sé, ma il poter coprire un cerchio dato con elementi tutti uguali.
Il rosone della chiesa di San Pietro a Tuscania è un buon esempio di quest’ultimo metodo: il suo centro ha otto settori, perché lo scalpellino ha disegnato il motivo con riga e compasso, lo strato più esterno è formato da 19 cerchi uguali disposti regolarmente, e il terzo da 26 gigli. Questi numeri non hanno nulla a che fare l’uno con l’altro, ma anzi sono dati da un numero primo (19) e da un multiplo di un altro numero primo (26=13×2).
Probabilmente chi ha scolpito il rosone non era molto preoccupato di simboli e simmetrie, ma ha ricalcato dei motivi che già aveva cercando di disporli in modo armonico su tutta la circonferenza.
Il mandala che più somiglia ad un rosone, tra quelli disponibili nei miei kit, è il modello “Unione”, che ti risulterà familiare a prima vista.
I motivi decorativi islamici
Molti disegni islamici sono costruiti su quadrati e cerchi, in genere ripetuti, sovrapposti e intrecciati a formare modelli più complessi. Ad esempio le stelle a 8 punte, frequenti nella piastrellatura islamica, sono composte da due quadrati ruotati l’uno rispetto all’altro.
Vengono molto usati anche i poligoni, compresi i pentagoni e i decagoni, che possono essere combinati e rielaborati per formare disegni complessi estesi indefinitamente, a suggerire così l’infinito. Per quanto incredibile possa sembrare, le griglie su cui sono costruiti richiedono solo un righello e compasso per essere disegnate.
Alcuni motivi decorativi geometrici sulle pareti o sui soffitti delle architetture islamiche possono ricordarci i mandala, anche se non hanno alcuna attinenza con la loro storia, e in genere nessun significato simbolico.
L’unione delle tradizioni
A questo punto ci manca un solo anello: come siamo arrivati a unire la parola “mandala” con le forme circolari della tradizione occidentale? Scommetto che la risposta ti sorprenderà, come è successo a me quando l’ho scoperto.
Lo psicanalista Carl Gustav Jung (1875-1961), era un conoscitore della filosofia indiana, e dei mandala come simboli della riconciliazione del sé con il mondo.
Durante un periodo molto difficile, osservò che tendeva a disegnare delle forme circolari sui fogli che aveva davanti, trovando in esse corrispondenza alla propria situazione interiore. Riconobbe che le forme circolari apparivano nei periodi di intensa crescita interiore, e ipotizzò che servissero alla nostra psiche per tornare al proprio equilibrio.
Ricollegò queste forme circolari a quelle dei mandala e alla loro funzione, introducendo così il concetto nel mondo occidentale.
Cosa sono i mandala moderni
I mandala, così come li intendiamo di solito, sono forme ripetute attorno a un cerchio.
Per disegnarli, viene creata una griglia geometrica circolare più o meno dettagliata su cui sono impostate linee o forme. Mano a mano che si procede verso l’esterno, il numero delle ripetizioni aumenta.
Il metodo è lo stesso che abbiamo visto nei mosaici o nei rosoni della nostra tradizione.
Dall’altra parte, il significato che diamo loro è quello teorizzato da Jung, e ripreso da una semplificazione delle filosofie orientali. È indubbio che la creazione di un mandala aiuti la tranquillità e contribuisca al rilassamento e al benessere, così come succede per ogni movimento ripetuto, che sia lavorare a maglia o andare a correre.
Spesso i tratti usati nel disegno dei mandala strizzano nuovamente l’occhio all’oriente, con gli archi appuntiti e le forme complesse incastonate l’una dentro l’altra, che ricordano le decorazioni islamiche.
Quanto a me, la caratteristica che più apprezzo nei mandala, che è data proprio dal loro essere circolari, è di risultare soddisfacenti e piacevoli all’occhio anche se nella loro costruzione ci sono piccole irregolarità.
Creare un mandala ha due benefici: rilassare mentre lo si compone, ed essere piacevole quando lo si riguarda finito. Per questo è un’esperienza che consiglio, a tutte le età e in tutti i momenti della vita.